(con G. Antonelli), in Giornale Storico di Psicologia Dinamica, 52, Roma, Di Renzo Editore, 2002
Poco più di un anno fa scrivevamo dell’annunciata morte della psicoanalisi e del suo possibile rinascere in forme nuove.
Ricordavamo come – nell’ultimo ventennio – sempre più frequenti si erano levate voci contrarie alla psicoanalisi.
Mettevamo in evidenza che in tali voci si potevano rintracciare i più differenti accenti: dalla reiterata taccia di “non scientificità” alla sottolineatura delle presunte nefandezze dei grandi padri Freud e Jung, alla denuncia degli irreparabili danni ascrivibili alla psicoanalisi.
Ricordavamo appunto il continuo rinnovarsi di tali attacchi, la cui ripetitività ci sembrava attestare, in primo luogo, proprio la forza dell’oggetto che si vorrebbe morto.
Quella forza consideravamo, proprio nell’ottica della rinascita.
Ragionavamo sulla morte, che fa parte intrinsecamente della storia della psicoanalisi.
La storia della psicologia del profondo può in effetti essere considerata come una sequenza di morti, nascite e rinascite.
Per Rollo May, esponente della psicologia umanistico-esistenziale, uno dei fattori che avrebbero portato alla nascita e alla diffusione della psicoterapia nel mondo contemporaneo è rappresentato dalla morte dei nostri miti.
È morta la mitologia greca ed è nata la psicologia del profondo.
Jung affermava che i miti di un tempo andato per sempre, e dunque i miti morti, sono rinati nelle patologie dell’uomo contemporaneo: gli dèi che gli stessi antichi hanno per tempo iniziato a considerare morti ritornano….
Consideravamo altresì che il nostro tempo è il tempo della globalizzazione: Internet -la Rete delle reti – è ormai sinonimo sia di una comunicazione divenuta globale sia di una società che ha immesso nella quotidianità i sistemi informatici.
Avanzavamo – provocatoriamente secondo alcuni – un interrogativo: potrebbero quegli stessi dèi aver trovato modo di rinascere proprio in Internet ?
Internet è “organismo ed ambiente”, configura ormai il nostro habitat naturale, e si sta infiltrando sempre più nelle nostre quotidiane psicopatologie: in questo processo in atto con modalità pervasive e forse irreversibili, non potremmo ipotizzare la realtà rinata, rinnovata, ad esempio di Hermes?
Hermes è comunicazione e le coordinate essenziali del processo di cambiamento in atto sono rappresentate dalle nuove tecniche e dal sistema di comunicazione informatico.
Ed anche la “rivoluzione digitale” – come la psicoanalisi – ha attivato voci molteplici e differenti accenti…. dalla adesione entusiastica ai timori di una possibile ibridazione Uomo/Macchina, sino alle sconcertanti profezie di una “macchinizzazione” dell’Uomo.
I nuovi territori virtuali configurati da Internet, come ogni spazio ancora poco conosciuto, evocano in alcuni visioni mitiche di “nuova terra dell’oro” e per altri visioni apocalittiche di una realtà degradata.
Ma le alternanti voci di enfasi ottimistica e di paura irriflessiva si negano entrambe – come atteggiamenti estremi – all’esercizio critico.
Anche in questo caso invochiamo l’equilibrio della ragione.
La Rete amplifica le possibilità stesse del comunicare, rende possibile un dialogo anche tra interlocutori distanti migliaia di chilometri.
La ratio – che concepisce la propria attività nello stabilire connessioni – considera questa amplificazione e guarda agli spazi innovativi aperti per questa via.
Noi pensiamo – cercando di evitare i rischi degli appena cennati opposti estremismi – che il World Wide Web costituisca uno spazio potenziale per la crescita anche delle relazioni e delle relazioni terapeutiche.