in Giornale Storico di Psicologia Dinamica, 46, Napoli, Liguori, 1999 – Estratto
Joyce deve aver pensato che, se Jung non era in grado di interpretare l’Ulisse, non era neanche in grado di comprendere Lucia. Joyce discusse più volte il caso della figlia con Jung. In una di queste conversazioni, Jung gli disse che lui, Joyce, era il solo in grado di venire a capo di qualcosa con la figlia, dal momento che questa era un caso eccezionale che non si prestava a una cura psicoanalitica. Anzi una cura psicoanalitica avrebbe potuto condurla a una catastrofe.
Noi crediamo che, come spesso accade, Joyce non riuscisse a rassegnarsi alla inarrestabile corsa verso la follia della figlia e, pur odiando chiunque propugnasse questa tesi, si fosse intimamente arreso all’evidenza. reputava, per lo stile con cui Joyce scriveva, che questi fosse in potenza uno schizofrenico e che la figlia lo fosse di fatto, e che costituisse pertanto una sorta di femme ispiratrice del padre. Joyce si identificava tanto in Lucia, che il farla dichiarare malata sarebbe stato un indiretto ammettere una propria latente psicosi. Jung osserva che i due erano come una coppia che affonda in un fiume, ma con una sostanziale differenza: Lucia perche vi cade e ]ames perche ci si tuffa. Questa la tesi di Ellmann.
Crediamo quindi che Jung, pur consapevole del genio di Joyce, riconosce che è difficile per qualunque padre accettare, sia anche il più grande scrittore del secolo, la pazzia della propria figlia. Le stravaganze e le produzioni letterarie di Lucia venivano esaltate dal genitore come originalità vitale ed artistica, ma Jung analizzandole correttamente le etichetterà come incontrovertibile dimostrazione di schizofrenia.