Il padre ritrovato. Alla ricerca di nuove dimensioni paterne in una prospettiva sistemico-relazionale


Il padre ritrovato
Il padre come i panda: una specie in via di estinzione. Non c’è un modello valido di sviluppo infantile che prenda in seria considerazione l’importanza e il ruolo fondamentale che il padre riveste nella crescita del figlio. Se è vero, come dice Bowlby, che il tipo di attaccamento alla madre come base sicura, ambivalente o evitante, determina gli ‘internal working models’ che faranno da filtro nell’elaborazione delle informazioni future e nel modo di relazionarsi dell’individuo con il proprio ambiente, niente è detto sulla funzione centrale del padre. E sulla necessità della sua presenza nello sviluppo infantile al fine di fornire la sicurezza della modificabilità delle figure psichiche di attaccamento, ponendosi come fattore di potenziale trasformazione dei modelli operativi interni. Al di là dei mutamenti culturali, l’insostituibile compito paterno consiste ancora nel suo ruolo antipsicotico ontologicamente fondato, al servizio del conflitto sano e vitale per la strutturazione della personalità. E’ vero che l’odierno ideale di androginia ha imposto ai padri una ricerca di integrazione con le prerogative richieste dalla loro parte femminile. Ma è vero anche che la figura del padre riconciliato, deve saper trovare una via di mezzo fra il molle invertebrato e il vecchio stereotipo del padre-padrone, duro e incapace di esprimere i propri sentimenti. Deve cioè non abdicare a se stesso ed escogitare una sintesi, ancora non raggiunta, fra la sua mascolinità e la sua riscoperta femminilità.

E’ tramontata l’ipotesi di Talcott Parson della rigida divisione dei ruoli all’interno della famiglia nucleare patriarcale, fra donna, leader espressivo, e uomo, leader strumentale. E non è realistica la proposta di ‘uomo selvatico’ formulata da Claudio Risè, nella reazionaria speranza di far recuperare all’uomo i propri irsuti e virili connotati primigeni. Ma tuttavia non è neanche accettabile una latitanza dei padri, come quella che si sta verificando nella cultura occidentale attuale.

E’ necessario un risveglio delle coscienze da parte dei maschi. Un moto di orgoglio, un movimento di lotta organico e organizzato. Se la donna per vedere riconosciute le sue competenze professionali e il suo ruolo sociale ha dovuto organizzarsi e combattere per anni contro le prevaricazioni e i pregiudizi radicati nel tempo, non ci si può aspettare che le nuove forme di paternità possano mettere radici senza un forte impegno e un senso di responsabilità collettiva da parte di tanti, se non di tutti, gli uomini. Padri di tutto il mondo unitevi!

Un manifesto politico di impegno civile che deve riguardare la riscrittura di tutti gli ambiti in cui è sottovalutata la funzione paterna. A cominciare dalle leggi sull’affidamento. Dalla data di pubblicazione del libro le normative in Italia sono cambiate. Ma non ancora la cultura a favore dell’affidamento paterno. Sono ancora valide pertanto le considerazioni di massima che Andolfi formula riguardo ai pregiudizi che sottostanno all’imperante affidamento monogenitoriale materno. Con la conseguenza che ‘la paternità che spesso viene negata nelle aule dei Tribunali ai padri, rischia di colpire in modo doloroso ed ingiusto non solo gli uomini e non solo le donne, ma soprattutto i figli’. ‘E’ sempre maggiore’ –conclude Biller- ‘il numero dei bambini che crescono con solo metà di ciò di cui hanno bisogno. E’ probabile che saranno solo la metà di ciò che dovrebbero essere’.

Esistono nuove forme di paternità che si sommano alle precedenti tradizionali, aumentando la confusione e il disagio nella ricerca dei ruoli. I padri single, il cui numero è in aumento. I padri omosessuali, dal momento che le relazioni basate su una relazione lesbica o gay sono oggi una realtà di fatto, pur non essendovi una legislazione che regoli, come per le coppie eterosessuali, i diritti sull’ereditarietà, sulla pensione e anche sul diritto di adozione o affidamento dei figli in caso di separazione o divorzio. E infine la figura del terzo genitore, il nuovo compagno di una donna separata, il nuovo maschio di casa, costretto ad una posizione di stand-by per verificare il proprio posto affettivo nella compagine familiare. Contrastato magari dal figlio maschio che si erge a guardiano della ‘sua’ famiglia e inconsapevolmente contrasto persino dalla sua partner.

Ma al di là delle difficoltà create dall’irruzione delle nuove figure paterne, apparentemente ibride e ambigue, i principali motivi di inefficacia dell’azione dei padri risiede in altre cause, di emancipazione psicologica e sociale. Da un punto di vista psicologico le due principali giustificazioni dell’assenza del padre sono il taglio emotivo e il figlio cronico. Il taglio emotivo è un concetto cardine della terapia familiare con il quale viene indicata una separazione fisica prematura e traumatica dell’individuo dai vincoli e dagli affetti familiari. Senza avere il tempo di elaborarli e risolverli adeguatamente. Provocando così una ripetizione nella nuova famiglia delle medesime condizioni di quella d’origine attraverso la scelta di un partner simil-genitoriale.

Il figlio cronico è dunque quell’adulto che non ha raggiunto una sufficiente differenziazione dalle figure della propria famiglia d’origine e che di conseguenza ricrea anche nel rapporto coniugale quel sentimento di dipendenza affettiva da cui aveva cercato di fuggire o al contrario da cui non si era mai allontanato. Eppure il contributo maggiore alla latitanza dei padri nella famiglia è dal testo attribuito al super-lavoro a cui i maschi sono chiamati nella società occidentale come unica o prioritaria forma di realizzazione e di manifestazione della propria virilità. La società odierna, dice Donata Francescano, si è mascolinizzata, provocando per antitesi una demascolinizzazione dell’uomo in famiglia. Il lavoro occupa la maggior parte della giornata e delle capacità dei padri i quali quando la sera tornano a casa si scoprono sfiniti e privi di energie emotive. Le proposte dell’autrice per il cambiamento della società, prima ancora che per la rivalutazione del ruolo paterno, sono l’introduzione sempre più massiva delle donne in politica, lavorare meno-genitori tutti, e l’introduzione di corsi di preparazione per migliorare le facoltà di genitori ed insegnanti.

Interessante il capitolo conclusivo del libro, che raccoglie i contributi di autori sulla definizione del ruolo dei padri in altri contesti culturali, come nel contesto mafioso, nella famiglia cilena, in quella machista peruviana e nella cultura giapponese.

Il padre ritrovato. Alla ricerca di nuove dimensioni paterne in una prospettiva sistemico-relazionale, a cura di M. Andolfi, Milano, Franco Angeli, 2001

Condividi:
L'autore
Avatar photo
Antonio Dorella