in Giornale Storico del Centro Studi di Psicologia e Letteratura, 12, Giovanni Fioriti Editore, Roma, 2011 – Estratto
Il Liber Novus segna l’inizio di una nuova era per la psicologia del profondo, non nel senso che rappresenti qualcosa di nuovo nell’orizzonte psicologico-letterario in quanto le tradizioni spirituali di ogni epoca abbondano di racconti di questo genere, così come i libri di psicologia transpersonale, di filosofia orientale e di antropologia, i racconti di esperienze sciamaniche etc… La “novità” è semplicemente il fatto che sia stato Jung a scriverlo, con linguaggio potente. Jung – che non ha mai ufficialmente rinnegato il paradigma dominante della propria cultura di appartenenza e che non ha mai così spudoratamente varcato “la soglia” – fu in realtà il primo psicologo “transpersonale”, seguito da Erich Neumann, a sfondare le barriere dell’inconscio personale freudiano e attingere all’altro inconscio che rappresenta tutt’ora una sfida al “mondo conosciuto”: la scoperta dell’America in psicologia.
L’aspetto davvero sorprendente del Libro Rosso non è il suo contenuto quindi, ma il fatto che il testo che rappresenta il pilastro portante dell’opera di Jung solo ora venga pubblicato. Solo ora, finalmente, ci può offrire un più ampio respiro ed una maggiore comprensione della genesi del pensiero dello scopritore dell’inconscio archetipico, e, direi anche, un respiro di sollievo. Risulta difficile credere che questo ritardo di 70 anni possa essere relazionato solamente ad una certa comprensibile trepidazione del suo autore e dei suoi eredi quanto piuttosto ad un contesto culturale caratterizzato da una visione ristretta e patologizzante nei confronti di questo genere di esperienza soggettiva. Ai tempi di Jung lo studioso della psiche era anche uno sperimentatore, non su cavie da laboratorio come gli attuali studiosi del “comportamento”, ma uno sperimentatore coraggioso che rischiava in prima persona nell’affrontare l’Ignoto, prima di tutto, dentro se stesso. Solo più tardi l’auto sperimentazione fu sostituita da concetti astratti, classificazioni, l’uso di manuali, dogmi. Credo che d’ora in poi dovremmo riflettere sull’esasperata unilateralità del nostro modello psicologico-culturale di riferimento e sui suoi invalicabili confini e probabilmente l’attuale visione della psiche non sarà più la stessa.
Mentre il Libro Rosso attendeva, custodito nella sua cassaforte, la propria pubblicazione, altri studiosi coraggiosi hanno aperto la porta ad esperienze che esulavano della nostra ordinaria percezione della realtà ed hanno allargato i confini della visione tradizionale della psiche ad una psicologia “altra”, una psicologia più ampia, nella quale i libri rossi delle nostre vite si trovano a casa propria. Rudolf Steiner fu un pioniere, prima ancora di Jung, nel pubblicare “libri rossi” che tutt’ora non vengono compresi e nel teorizzare un paradigma culturale di riferimento diverso da quello collettivamente condiviso. Roberto Assagioli, Stanislav Grof, Erich Fromm, Abraham Maslow, John Perry e molti altri ancora hanno portato il “pensiero rosso” alle estreme conseguenze ed hanno, in un certo senso, superato i limiti della stessa metapsicologia junghiana, ampliandola fino a risultare incompatibile con il “realismo materialista”, la filosofia dominante nella nostra cultura.
Il Liber Novus e altri scritti di questo genere mettono in discussione le radici stesse della cultura di cui facciamo parte ed ogni cultura mette in atto i suoi “meccanismi di difesa” per confermare e mantenere la propria “cosmovisione”. “Libri rossi” che finiscono per risultare, in un certo senso, trasgressivi e “pericolosi” per un’incompatibilità essenziale – un rapporto davvero impossibile con una cultura che ha delegittimato ogni esperienza spirituale che non faccia parte della ortodossia ebraico-cristiana, così come ogni esperienza che non possa essere inquadrata dagli assiomi di base della scienza pre-quantistica. Se prendiamo in considerazione, per esempio, i paradigmi spirituali che ci sono stati trasmessi dalla classicità, dall’umanesimo e le nuove concezioni derivate della fisica moderna, vediamo che essi sono assolutamente in sintonia con quanto ha scritto Jung nel suo libro più controverso e con altri scritti ad esso affini.
Jung – che ha attraversato, in prima persona l’esperienza e vissuto in bilico tra la psicopatologia e il mondo spirituale ed ha fatto di questa esperienza il fulcro della sua metapsicologia – che appartiene ai due mondi e ufficialmente non è mai andato in rotta di collisione con il paradigma dominante del suo tempo – attraverso il racconto della sua esperienza interiore, può fungere, in un certo senso, da elemento trainante, da elemento “di congiunzione”, tra una psicologia che ha fatto il suo tempo e una visione più ampia della psiche. Visione che accoglie ed unisce elementi tutt’ora appartenenti alla psicopatologia, alla “Scienza”, così come all’oscura e ambigua definizione di “mondo spirituale”.
Abstract
La nostra epoca è caratterizzata da forti impulsi contrastanti, da tendenze distruttive e disgreganti, ma al tempo stesso da altrettanta tensione verso la pace e l’armonia. Crescono l’inquinamento e i disastri naturali, le tensioni politiche e il dislivello economico e sociale tra i popoli, dilaga il terrorismo, ma crescono anche i movimenti pacifisti ed ecologici, il volontariato, la valorizzazione delle diverse prospettive culturali, il culto della Terra-Madre ed una certa visione critica insieme al desiderio di cambiamento. Grandi crisi, pericoli e disastri quindi, ma anche nuove prospettive di un cambiamento epocale. In campo psicologico ed in Italia particolarmente, mentre si fa preoccupante la crescente “medicalizzazione” della psicologia e quindi una gestione sempre più autoritaria e limitante della psiche umana, esce nelle librerie Il Libro Rosso di C. G. Jung che ci costringe alla riflessione sui nostri limiti personali e culturali ed apre una porta verso la ricerca e l’esplorazione del mondo interiore e delle potenzialità esperienziali ed evolutive dell’uomo. Nel Liber Novus Jung ci rende partecipi della sua “traversata notturna”, della lotta del suo spirito per liberarsi dalla prigione delle strutture mentali convenzionali – una tappa importante dello sviluppo della coscienza umana sia dal punto di vista individuale che collettivo. Il nucleo di questa attivazione dell’energia psichica è l’archetipo del Centro, definito “Sé” da Jung e rappresentato nei suoi disegni di mandala. Disegni che offrono una ulteriore chiave di comprensione della genesi del suo modello di psicoterapia e confermano la sua posizione di precursore di una nuova psicologia che può ancora esercitare una vasta influenza sull’evoluzione della coscienza occidentale e sulla storia sociale e intellettuale di questo secolo, più di quanto abbiano già fatto i suoi scritti “canonici”.