S.Freud-S.Ferenczi, Briefwechsel, Band II/2, 1917-1919, Wien-Köln-Weimar, Böhlau, 1997. Introduzione di Ernst Falzeder.
Per Ferenczi sono gli anni della sperimentazione della cosiddetta tecnica attiva e del suo matrimonio con Gizella dopo varie tergiversazioni, dubbi, tentazioni, dopo tanta insicurezza nevrotica (così la definisce Ferenczi) e soprattutto in seguito all’intervento autorevole di Freud. Il quale, nella circostanza, usa le maniere forti e impone il proprio, forte, desiderio al deficitario desiderio dell’altro. Anche in ambito analitico Freud ci dà ad intendere di aver promosso la causa di Gizella presso il paziente Ferenczi. E va detto che nel volume sono incluse anche lettere inviate dal fondatore della psicoanalisi alla futura moglie del maestro ungherese. E’ il caso ad esempio della lettera inviata il 23 gennaio 1917 nella quale Freud, oltre a confessare di aver desiderato l’unione dei due sin dal primo momento in cui era stato informato della loro relazione, riconosce di aver lavorato alla realizzazione di quel desiderio, in modi diretti e indiretti e, anche, “durch die Analyse”.
La risoluzione del triangolo in cui lo psicoanalista ungherese si era venuto a trovare (tra la donna più anziana, Gizella, e quella più giovane, la figlia di questa, Elma, ambedue in passato e in tempi diversi sue pazienti) costituisce uno dei punti nodali della vicenda esistenziale di Ferenczi. Il quale, ritengo, non perdonerà mai a Freud di aver, per così dire, deciso, desiderato per lui. E, tuttavia, l’ungherese mai ammetterà di non averlo mai perdonato. Per altri versi è interessante ricordare quale valore analitico Ferenczi attribuisse, almeno in alcune, dense, circostanze, alla propria corrispondenza con Freud. Da una parte la comunicazione scientifica, certo, o il semplice scambio amichevole, familiare di notizie, dall’altro la percezione di condurre una vera e propria autoanalisi epistolare e di condurla nella consapevolezza della costante presenza di un analista, Freud.
Quanto alle comunicazioni scientifiche, ovvero relative al sapere psicoanalitico, si può menzionare quella sulle analisi brevi e sulla loro efficacia terapeutica. Nella lettera inviata a Freud tra il 5 e il 9 febbraio 1918 Ferenczi arriva persino a opporre le analisi brevi a quelle condotte secondo la procedura canonica. Della durezza di queste ultime Freud si lamenta, della efficacia delle prime Ferenczi si meraviglia. Scrive anche di aver curato in una sola seduta una cantante affetta da raucedine psicogena. Aggiunge subito dopo che curare, nel caso specifico, è consistito nel liberare la paziente dal suo sintomo.
Relativamente al matrimonio con Gizella sappiamo come la sua celebrazione sia coincisa con la morte per infarto del primo marito di Gizella. Ferenczi fa sapere a Freud che la notizia è stata comunicata ai novelli sposi prima della cerimonia nuziale. Freud commenta che la circostanza, oltre a gettare un’ombra sulle nozze, non va intesa come dettata dalla casualità. Si tratta al contrario di qualcosa di demonico nell’accezione grodecckiana. Una ultima notazione, infine, ma l’epistolario offre numerosi e variegati spunti di notevole interesse, è quella relativa a una sorta di profezia comunicata da Ferenczi a Freud il 13 aprile 1919. Nella nuova era la prassi medica è destinata a diventare pubblica e non ci sarà più posto per l’esercizio privato della professione. La psicoanalisi dovrà far riferimento a materiale clinico ospedaliero. E’ chiara qui l’influenza su Ferenczi degli eventi postbellici, oltre che della lunga onda disegnata in Europa dalla rivoluzione russa. E, tuttavia, mi sento di affermare che lo psicoanalista ungherese non è stato, al fondo, né un anarchico (come è stato anche scritto) né un comunista.