in Giornale Storico di Psicologia Dinamica, 47, Roma, Di Renzo Editore, 2000 – Estratto
Vorrei perciò disseppellire dall’oblio lo psicologo Arthur Schnitzler. Non so quanti di Voi ricorderanno però che, a differenza di altri scrittori, il suo confronto con la psicoanalisi si è articolato attraverso una ricerca squisitamente artistica che non si è accontentata di assorbire ed elaborare personalmente solo gli studi di Freud, ma, come un perturbante suo fratello, ha condotto alla scoperta di una speciale terra di nessuno definita medioconscio e utilizzata dalla sua creatività. Il medioconscio, chi è costui? Lasciamone la descrizione allo stesso Schnitzler:
“La psicoanalisi parla di conscio e inconscio ma trascura, secondo me, la zona intermedia, quella del medioconscio., che costituisce il territorio più enormemente esteso delal vita psichica e spirituale, da lì gli elementi salgono ininterrottamente verso il conscio, o precipitano nell’inconscio.”
La mia ipotesi è che Schnitzler abbia voluto comunicarci che il medioconscio sia accessibile unicamente agli artisti. Questa no man’s land, che dobbiamo credere appartenga solo agli artisti, ci consente di entrare nelle zone più segrete della nostra vita.