in Giornale Storico del Centro Studi di Psicologia e Letteratura, 13, Giovanni Fioriti Editore, Roma, 2011 – Estratto
“La madre Terra indusse i Titani ad assalire il padre loro, Urano; e così essi fecero, guidati da Crono, il più giovane dei sette che si era armato di un falcetto di selce. Colsero Urano nel sonno e Crono spietatamente lo castrò col falcetto, afferrandogli i genitali con la sinistra (che dal quel giorno fu sempre la mano del malaugurio) e gettandoli poi assieme al falcetto in mare presso Capo Drenano. Afrodite nacque dalla spuma delle onde fecondate dai genitali di Urano che Crono aveva gettato in mare”.
Afrodite, la dea denudata del velo sottile e delicato, nata dalla castrazione del fallo dell’archetipo paterno, ci ricorda che qualcosa è stato tagliato; nasce da una ferita che conduce alla coniunctio e alla creazione come imponderabile manifestazione di quello che è. Con Afrodite la materia acquista uno spessore legato alla ricerca della congiunzione nell’intimità: il padre Saturno, signore del Tempo, ha subito una violenza da cui si è originata la forza del coinvolgimento emotivo non solo nelle pieghe della sofferenza della solitudine, ma anche nella passione per l’amore che esiste là fuori, l’Anima Mundi. Amare il mondo, considerare e riconoscere il legame col fenomenico, l’unione e l’armonia tra dentro e fuori vuol dire immaginare il Tempo della morte e della distruzione, che si staglia nella falce di Saturno, anche accompagnato dalla creazione di una traccia dipinta sulla tela dell’esistenza umana.
Afrodite intesa come principio della forma cosmica ci invita a guardare il mondo con gli occhi dell’Anima e forse in questo modo possiamo dare un’Anima al mondo e restituire il mondo all’Anima: “Spetta a noi mantenere acceso il mondo (…), un mondo senza anima non potrà mai offrire intimità, non potrà mai ricambiare il mio sguardo, non potrà mai guardarmi con interesse, con gratitudine (…). Ma nel momento che ogni cosa, ogni evento si presentano di nuovo come realtà psichica, allora io sono preso in un durevole e intimo colloquio con la materia. Allora Eros da principio universale, da astrazione del desiderio, discende nella scena erotica delle qualità sensibili presenti nelle cose, nei materiali, nelle forme, nei ritmi, nei movimenti”.
La cura dell’Anima richiede attenzione e passione e dopo l’avvolgimento interiore occorre aprirsi al mondo, uscendo dai limiti ristretti del narcisismo e del soggettivismo; la riflessione, diventa non più solo un ripiegarsi, un avvolgersi su se stessi, ma vera e propria azione estetica, spinta e immersa nel corpo sinuoso di Afrodite e di una materia che si rifà all’immaginazione animale, istintiva. Alle soglie di un’età di passaggio, periodo di trasformazione e di attivazione dell’immaginario collettivo, Afrodite ci introduce nel cosmo, non vuoto e astratto (il cosiddetto universo dei latini) ma impregnato di sapori, odori, colori e accompagnato dal fremito delle eccitazioni sciolte nel petto, tra il respiro e il battito cardiaco. Un mondo in cui la dimensione del corpo acquisita una connotazione non spirituale o trascendentale ma dipinto, con Keats, dalla “Valle del fare Anima”; la bellezza diventa non un armamento o qualcosa da appendere, ma secondo l’idea neoplatonica e rinascimentale, attivatrice di immagini, perché là dove c’è Pathos c’è Psiche e dove c’è Psiche c’è Eros.
Abstract
In tale lavoro partendo dal mito di Afrodite in relazione alla figura di Saturno ed Hermes, l’autore invita a riflettere sul tema della bellezza e delle fasi creative e distruttive in ogni processo di trasformazione. Il tema dell’estetica acquista un valore fondamentale e diventa una strada che apre al mondo dell’etica, intesa questa ultima come un valore che connette l’uomo al mondo nella sua essenza e nella sua Anima. Tutto ciò risulta particolarmente significativo in un periodo storico come quello attuale in cui il mondo appare sempre più ammalato e considerato come un oggetto da consumare, privo di una sua estetica e di un valore che contribuisce alla crescita dell’individuo e alla sua consapevolezza. Volgere lo sguardo ad Afrodite, alle sue storie e alle sue trame, permette di sviluppare l’attività immaginativa evitando di rimanere prigionieri del letteralismo, dando invece agli eventi una dimensione metaforica e simbolica.