Adolescenza, iniziazione e tossicodipendenza

in Giornale Storico del Centro Studi di Psicologia e Letteratura, 9, Giovanni Fioriti Editore, Roma, 2009 – Estratto

La prospettiva che costella tale scritto si muove lungo la linea della tradizione antica e del pensiero mitologico, affondando le radici nell’humus che si situa ai confini tra l’antropologico, il simbolico e l’immaginario collettivo. La finalità è quella di dare un senso a ciò che dispiega, cogliendo la globalità del processo adolescenziale e le interrelazioni tra le varie parti che agiscono sulla scena della Psiche individuale e collettiva, in relazione al fenomeno della tossicodipendenza.

La pubertà e l’adolescenza costituiscono tappe uniche ed irripetibili di un processo che segna il passo tra ciò che di antico si ripresenta e un nuovo, aperto verso un orizzonte tutto da scoprire. L’immagine del viaggiatore che si incammina alla ricerca di terre geografiche psichiche da esplorare, abbandonando i porti sicuri e sollevando le ancore dagli angoli conosciuti della propria personalità nota fino a quel momento, è una metafora che ben si presta ad illustrare quello che avviene durante la pubertà e l’adolescenza, anche se in questa fase psichica è la tempesta ormonale che dà la spinta per far salpare il giovane ragazzo dal porto del mondo infantile e genitoriale ed approdare verso la maturità genitoriale intesa in senso biologico e psicologico.

Il corpo con tutta la sua concretezza si affaccia sulla scena diventando sicuramente uno degli attori principali e con la sua crescita si impone al mondo dell’adolescente; è il corpo/materia che si trasforma e diventa la piattaforma su cui si andranno ad impiantare le fantasie che pure ad esso preesistono e che lo accompagnano.

L’accelerazione e la maturazione fisiologica sembrano all’inizio rappresentare i solisti di un coro che hanno deciso di leggere un altro spartito: sconosciuto, avvolto in se stesso, enigmatico che sfugge alle regole del mondo del periodo della latenza dove con tanta accortezza le pulsioni erano sublimate attraverso la curiosità del sapere. Nell’adolescenza il corpo reale si intreccia al corpo metaforico; l’invisibile acquista forme e, come l’argilla, si modella secondo una finalità sconosciuta a cui l’individuo assiste come spettatore disorientato che dipinge con le proprie fantasie inconsce le tonalità e gli angoli del proprio esserci.

È il corpo, oggetto reale e metaforico, che diventa soggetto attivo di modificazione e apre le porte all’esistenza con l’altro: è questa la prima materia da cui partire per rivivere gli antichi conflitti infantili rimossi durante la fase della latenza e che adesso bussano alle porte della mente. Accanto a ciò inoltre si accompagna il desiderio erotico di essere pronto per poter sperimentare e verificare le proprie inconsce fantasie sessuali. Il corpo pertanto si presenta al mondo adolescente in tutta la sua ambivalenza: come portatore di un antico mondo per molto tempo assopito ed apertura verso un orizzonte tutto da sperimentare e da vivere.

È la forza biologica della crescita che si pone all’inizio come ciò che è visibile, nasce e si protende verso l’esterno sia per il maschio che per la femmina: “Nella normale pubertà della femmina, lo sviluppo del petto è uno dei primi segni dell’inizio della sua maturazione sessuale. Nel maschio la pelosità pubica appare come la prima caratteristica sessuale secondaria, la quale si verifica dopo che il volume degli organi sessuali primari accenna ad aumentare .”

Il corpo diventa pertanto spazio di trasformazione, crescita e rinascita, simbolo di passaggio da una condizione infantile ad una dimensione che porta verso il mondo adulto; testimone di un cambiamento che riveste il piano individuale e collettivo. Come con la nascita, dove il corpo del bambino entra a far parte di un altro mondo, così con l’adolescenza il corpo si riappropria della sua antica e rituale funzione di far ri–nascere l’individuo, fargli abbandonare le sue vesti infantili e prepararlo verso l’incontro duale con l’adulto e con il gruppo.

In tale contesto il corpo diventa l’archetipo della trasformazione, spazio psichico dove la ritualità si fà azione e al tempo stesso segna un punto nodale verso la regressione e/o il cambiamento. Le antiche società avevano sempre compreso in maniera conscia lo stretto rapporto tra il corpo e il rito, tra oggetto che si trasforma e tempo ciclico che alimenta la nascita del diverso e sancisce la separazione dall’originario luogo di appartenenza. L’adolescenza veniva considerata e vissuta come una vera e propria nascita, tappa fondamentale nel ciclo microcosmo–macrocosmo avente valore simile ai misteri della vita: la nascita, la morte, il matrimonio, l’amore…

Abstract

L’autore in tale lavoro evidenzia il legame di sangue che il tossicodipendente instaura con la sostanza e di come con questo atto patologico e distruttivo simboleggia un tentativo mal riuscito di iniziazione e di trasformazione rispetto alla dimensione del collettivo e alla propria psiche. In tale contesto la conoscenza dei meccanismi della strutturazione della Psiche nella fase dell’adolescenza, può risultare indicativa per comprendere i processi naturali ed evolutivi di trasformazione legati al corpo e alla dimensione spirituale in rifermento al tema della morte e della rinascita, mentre tali temi sono presenti in maniera patologici nella dimensione esistenziale del tossicodipendente La conoscenza delle culture antiche, lo studio della dimensione antropologica, per quanto riguarda i riti di passaggio, possono rappresentare degli strumenti fenomenologici e simbolici per meglio comprendere l’humus della società attuale in riferimento ai processi della tossicodipendenza in cui la morte viene sperimenta fine a se stessa e al di fuori del ciclo con la vita

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Ferdinando Testa