Adler Speaks. The Lectures of Alfred Adler 1926-1933, Compiled by Mark H. Stone and Karen A. Drescher, iUniverse, New York, 2004
Sono raccolte in questo volume 23 conferenze tenute da Adler negli Stati Uniti dal 1926 al 1933. Le conferenze trattano dei seguenti argomenti: confronto tra Psicologia Individuale (definita “scienza”) e Psicoanalisi, coraggio, timidezza, pigrizia, balbuzie, emicrania, età evolutiva, vita familiare, maschilità/femminilità, padre/madre, scuola, criminalità, amore, morte.
Do’ qui di seguito indicazione delle tesi più importanti sostenute da Adler:
Conferenza sui problemi scolastici (tenuta il 24 ottobre 1933 a New York): la scuola non è luogo adatto per l’educazione sessuale. Molto meglio è parlare con gli studenti individualmente. Se l’insegnante parla a tutta la classe, non potrà sapere se i suoi studenti hanno veramente capito.
Studenti più dotati (appartenenti in genere a classi più agiate) e studenti meno dotati (appartenenti in genere a classi meno agiate) non devono stare in classi separate. I primi dovranno aiutare i secondi. S’innesta qui uno dei motivi conduttori della psicologia adleriana: la cooperazione, l’interesse sociale.
Dal momento che ogni ragazzo soffre di un sentimento di inferiorità ogni ragazzo può essere distrutto se è trascurato lo sviluppo della cooperazione.
La tesi generale di Adler (espressa con enfasi nella conferenza La Scienza della Psicologia Individuale, tenuta a New York il 5 novembre 1929) è che appunto una mancanza di cooperazione è dato di trovare nel ragazzo problematico, nei nevrotici, nei criminali, negli ubriachi, nei pervertiti e in coloro che commettono suicidio. “Ogni imperfezione” afferma Adler “dipende dalla mancanza di cooperazione”. In quest’ottica sono fondamentali i primi quattro o cinque anni di vita, periodo nel quale si forma lo stile di vita del ragazzo. La Psicologia Individuale è una scienza, ma è anche un’arte. Incoraggiare i ragazzi è un’arte. Nell’incoraggiare risiede l’arte della Psicologia Individuale.
Adler ritiene che l’ereditarietà sia una superstizione e che la Psicologia Individuale abbia compiuto il primo sforzo per estinguerla. Watson ci sarebbe arrivato in seguito. Tale riferimento al comportamentismo spiega bene uno dei motivi del favorevole accoglimento della Psicologia Individuale negli Stati Uniti. In linea con la mentalità statunitense è l’assunto adleriano secondo il quale possiamo fare ciò che vogliamo di ogni situazione. Il significato della vita, in consonanza con il pragmatismo di James, deve essere creato dal ciascun individuo.
Psicologia Individuale e Psicologia Freudiana (4 dicembre 1930) e Un breve confronto tra Psicologia Individuale e Psicoanalisi: la nozione dell’unicità dell’individuo e del suo essere unità (contro le divisioni freudiane di Es, Io e Super-Io) differenzia Adler da Freud, così come l’enfasi finalistica (confrontata con la teoria freudiana delle pulsioni). Il comportamento non è spiegato dalle pulsioni, ma dai come se, dagli scopi fittizi, dalle finalità, dalla creatività dell’individuo.
Il rapporto tra conscio e inconscio è visto da Freud come una “contro-relazione”. Se ad esempio una persona è onesta, la sua onestà è soltanto una maschera intesa alla autoconservazione. Si tratta qui, secondo Adler, di un pensiero tendenzialmente pericoloso, perché getta a priori un sospetto sulle qualità sociali dell’individuo.
Balbuzie: dal momento che il linguaggio implica la relazione tra due o più persone e dal momento che la comunicazione serve la causa della cooperazione sociale, la balbuzie riflette uno stile di vita non cooperativo, non votato all’interesse sociale, resistente al sentimento di comunità.
Timidezza e Pigrizia: il timido e il pigro evitano di misurarsi con la vita. Di fronte a situazioni che creano sentimenti di inferiorità il timido e il pigro si ritraggono. Allo stesso modo del balbuziente, il timido e il pigro si rifugiano nel loro stile di vita non cooperativo. Nel passato di un timido o di un pigro è mancato l’incoraggiamento alla cooperazione (tesi che Adler ribadisce anche in relazione a ogni altro sintomo nevrotico, come ad esempio nel caso di un’eccessiva obbedienza ai genitori – secondo quanto Adler afferma nella conferenza Errori dell’infanzia). Timidi, pigri, balbuzienti etc sono stati bambini viziati (altra tesi ricorrente di Adler). Viziare un bambino o una bambina significa trattarli, dice Adler, come se fossero inferiori e capaci di pensare a se stessi.
Conferenza sull’Emicrania: La domanda che ci si deve porre, in questo come negli altri casi, è la seguente: qual è lo scopo del sintomo? L’emicrania è una nevrosi di cui soffrono coloro i quali lottano per la perfezione. Il sintomo viene meno là dove chi ne soffre è incoraggiato ad accettare l’imperfezione.
Nella conferenza sul Divenire donna Adler afferma che alcune ragazze, viziate, sono ipnotizzate dal loro desiderio di essere apprezzate. Gli uomini di converso possono essere ipnotizzati dalle loro pretese di superiorità sulle donne. D’altro canto, come sostiene Adler nella conferenza Divenire uomo, coloro i quali non si sentono all’altezza di questa pretesa (antisociale, ribadisce Adler, e dunque destinata al fallimento) si risentirà per ogni tentativo operato da donna per influenzarlo. Questo era il caso di Nietzsche, il quale per tuta la vita ha indebitamente esaltato il potere delle donne e, nello stesso tempo, ha avvertito forte la necessità di evitarne l’influenza. Nella conferenza sull’Importanza della madre Adler sostiene che ognuno di noi è educato dalle madri in misura maggiore rispetto ai padri. Nessuna madre dovrà dire a suo figlio, se non vuole esserne manipolata: “lo dirò a tuo padre”. Per Adler “se le madri falliscono, la società è in pericolo”. Per quanto riguarda le faccende domestiche Adler giudica gli uomini colpevoli di considerarle un compito da servitori.
Futuro dell’amore: chi disprezza o deprezza l’amore è condannato, dice Alder. Ogni loro azione sarà dettata da un complesso di inferiorità. L’amore, come lo vede lui, è un compiuto per due, basato sulla responsabilità sociale, eguaglianza, devozione reciproca e, così la chiama espressamente, decisione finale.