A chi vanno raccontati i sogni?

in Giornale Storico del Centro Studi di Psicologia e Letteratura, 3, Giovanni Fioriti Editore, Roma, 2006

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A chi vanno raccontati i sogni? È nota la tesi di Ferenczi. Raccontiamo i sogni a quelle persone alle quali i sogni si riferiscono. Freud pensava che i sogni fossero egoistici, vincolati all’Io del sognatore. E, tuttavia, a partire da Freud, Laplanche, tra gli altri, ha messo in luce il valore comunicativo dei sogni. Nella letteratura mistica ebraica (Zohar) si trova scritto che il sognatore deve raccontare i propri sogni soltanto a chi l’ama. Tesi, questa, che apre la questione di come i sogni trovino spazio nel setting analitico.

Di questo appunto si tratta nel presente articolo. Di un sognatore (il paziente) che racconta il proprio sogno e di uno psicoterapeuta (il destinatario del racconto) che deve mostrarsi all’altezza di quel racconto. Il racconto del sogno mette integralmente in gioco la persona dello psicoterapeuta, non soltanto le sue capacità interpretative.

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Giorgio Antonelli