Vol. 7 – Psicologia e denaro

Psicologia e denaroVolume 7, ottobre 2008

Editoriale

In questo settimo numero del Giornale Storico del Centro Studi di Psicologia e Letteratura si fa questione di denaro. Di denaro nel setting, tanto per cominciare, come ci raccontano, nei loro articoli, Amedeo Caruso e Roberto Ruga. Di terapie non sostenute dal pagamento di un onorario, come leggiamo nell’articolo di Antonio Dorella. Di denaro e femminile. Di valore. Le donne, scrivono Enrico Santori e Marianna Stinà, non sanno riconoscere il proprio valore, perché non sono, e non si sentono, riconosciute. Ma da chi dovrebbero essere riconosciute? In effetti, secondo quanto argomentano i due autori, il denaro gode di una connotazione maschile intimamente legata al potere. Il corrispettivo, quasi il chiasma di ciò è da leggersi nel rapporto che si stabilisce tra denaro e prostituzione femminile. Rapporto di cui ha parlato, a suo tempo, Georg Simmel, e che viene per noi riconsiderato da Virginia Salles nel suo resoconto di quattro più uno casi clinici, tutti improntati a quella perversa diade, in modi che riserveranno non poche sorprese al lettore. S’impone alla sua ombra il paradosso di qualcosa che, assolutamente impersonale come il denaro, assolutamente distante dall’unicità e intimità della persona, è tuttavia in grado di determinarne il valore, di assicurarne il riconoscimento. Cosa starebbe a fare lì, se non per riconoscerci, l’altro, il nostro prossimo, quello che dovremmo amare come noi stessi? Imperativo che disturbava Freud e che però non avrebbe dovuto, dal momento che, quanto all’amore di noi stessi, che precede e analogizza quello del prossimo, siamo costitutivamente in ritardo. Questo ci aspettiamo dall’altro, perché ne abbiamo sempre avvertito, anticipato la promessa in termini di riconoscimento, di una fantasticata totalizzante attribuzione. Può il denaro arrivare a tanto? Non merita infatti il denaro, come pure è stato riconosciuto, attribuzioni divine? Nel reale, lo sappiamo, si tratta di tutt’altro. Il reale è il trauma, la ferita, il rinnovarsi, il reiterarsi della nostra divisione. La questione si fa ancora più intricata se riflettiamo alla ulteriore analogia, riportata nell’articolo di Patrizia Battaglia, tra psicoterapeuta e prostituta. Che rapporto sussista tra denaro e valore, o meglio oggetto di valore, costituisce l’argomento dell’articolo di Giorgio Antonelli sub specie insieme letteraria e mitologica. Di qui la scelta lessicale, condensante, diciamo anche sintetica a priori, del termine mitoletteratura. Di qui il racconto, sia mitologico e letterario, delle traiettorie dell’oggetto di valore che trascorre per le mani di tutti e da nessuno è veramente goduto. Per quanto la relazione tra denaro e valore si presenti come incontrovertibile, tuttavia essa non è affatto così perspicua come sembrerebbe. Siamo di fronte a una ambiguità il cui fascino hanno raccontato, nel loro articolo, Simonetta Putti e Roberto Cantatrione. Ambiguità che si condensa nel traslare, il denaro, quest’oggetto mercuriale, da mezzo a fine ovvero, meglio, ambiguità che gode anche di oscillare tra mezzo e fine. Ambiguità che si esprime nel paradosso di un suo entrare nella relazione affettiva per assumerne il medesimo linguaggio. Nella conversazione di Enrico Santori col nostro collega e amico Ottavia Rosati, infine, non si tratta più di analizzare il modo in cui i problemi pulsionali condizionano il nostro rapporto col denaro (roba vecchia, dice Rosati), ma di affrontare il percorso opposto: vedere come il denaro influenza le pulsioni, l’amore, la vita.

Accogliamo con piacere il contributo del nostro collega, lacaniano, Sergio Sabbatini. Ho chiesto io espressamente a Sergio Sabbatini di raccontarci il denaro secondo Lacan. Lo ringrazio qui per avermi detto di sì. Una risposta certamente joyciana, definitivamente ulissiana, anzi mollybloomiana, ma non so in quale misura (e non mi aspetto certo che qualcuno possa svelarlo) lacaniana.

Tra le Viste voglio in particolare ricordare la disamina svolta dal nostro collaboratore Alessandro Uselli su Messina e sui Messinesi a cent’anni dal terremoto.

Conclude questo numero il testo dell’intervista fatta al cineasta e poeta sensibile a Psiche Nelo Risi da Amedeo Caruso, costantemente alla ricerca, come anche testimoniano i numeri precedenti della nostra rivista, delle radici psicoanalitiche del cinema italiano d’Autore.

Giorgio Antonelli

Indice

  • Editoriale
  • Giorgio Antonelli, Mitoletteratura dell’oggetto di valore
  • Amedeo Caruso, La Psicoanalisi, i Clienti, gli Allievi, il Caso, la Borsa e la Vita
  • Roberto Ruga, Una psicologia del denaro nel setting
  • Simonetta Putti – Roberto Cantatrione, L’ambiguo fascino del denaro
  • Patrizia Battaglia, Il denaro e il suo valore
  • Virginia Salles, Mercanti di corpi, dissipatori d’anima
  • Enrico D. Santori – Marianna Stinà, Guadagnare in modo creativo, l’incesto psichico e il femminile
  • Sergio Sabbatini, Lacan e il denaro. Una prima ricognizione
  • Antonio Dorella, La psicoterapia senza denaro. Casi clinici di pazienti cefalgici all’interno di un centro specialistico convenzionato
  • Enrico D. Santori, I soldi tra inconscio e realtà. Conversazione con Ottavio Rosati
  • Viste
  • Amedeo Caruso, Alla ricerca delle radici psicoanalitiche del cinema italiano d’Autore. Incontro con Nelo Risi, un poeta cineasta sensibile a Psiche
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