Volume 10, aprile 2010
Editoriale
Conclude la prima decade della nostra rivista questo numero 10 sul morire, quasi un passaggio obbligato per ripartire a ottobre con la seconda. Com’è nella tradizione della nostra rivista il morire è rivisitato psicologicamente da plurimi punti di vista, che vado brevemente a presentare.
L’articolo di Giorgio Antonelli è una rielaborazione di una conversazione tenuta dall’autore alla libreria Bibli di Roma il 10 ottobre 2008 sulla concezione cabalistica dell’eros rivisitata sub specie psychoanalytica, un tentativo di rileggere la morte all’ombra della libido, dell’orgasmo, del sogno e del setting analitico.
Amedeo Caruso ci offre un’originale ricognizione di quella che chiama tanatologia cinematografica, cioè dei modi in cui la morte è entrata nel cinema e ne è uscita.
Bruno Callieri, che qui voglio ringraziare personalmente per la sua disponibilità a offrire al Centro Studi e alla nostra rivista i suoi preziosi contributi, concentra la propria attenzione sulla morte come momento più critico dell’intersoggettività. Se è vero che la morte è lo scacco più radicale cui l’intersoggettività possa andare incontro, è anche vero che la rimozione della morte e del morire va intesa come espressione di una cultura nevrotica.
Erika Czako riflette sulla morte a partire dalla propria decennale esperienza di assistenza domiciliare ai pazienti oncologici in fase terminale.
Luisa de Paula analizza alcune proposte filosofiche (in particolare Eraclito e Heidegger) che possono aiutarci a pensare la morte.
Sergio Sabbatini, amico e collega che qui ringrazio per aver accolto la mia proposta, ripercorre la storia di uno dei concetti più controversi elaborati da Freud: la pulsione di morte.
Roberto Ruga si chiede se le possibilità offerte del villaggio globale consentano di affrontare più serenamente la paura della morte. Può insomma il morire insieme costituire un efficace deterrente nei confronti di quella paura?
Virginia Salles fa ruotare la propria riflessione su quello stato di coscienza, il samadhi, in cui ne va dell’unione con Dio, cioè della più radicale e più drastica di tutte le morti, la Morte che uccide la morte, vero e proprio spartiacque tra psicologia occidentale e psicologia orientale.
Simonetta Putti rivisita pensiero filosofico (Heidegger e Jankèlèvitch) e psicoanalitico (Freud, Jung) e procede di qui a una riflessione sulla possibilità di accettare creativamente la Morte.
Antonio Dorella ripensa la morte a partire da un interrogativo: perché da qualche anno è entrata nella nostra tradizione mortuaria la festa di Halloween?
Enrico Santori presenta il resoconto di un corso di formazione e sostegno, via sociodramma e metodi attivi, per insegnanti di scuola primaria e dell’infanzia tenuto a L’Aquila a sei mesi dal terremoto del 6 aprile 2009.
Ferdinando Testa concentra la propria riflessione sul tema, eterno, di Amore e Morte in relazione al concetto junghiano di Anima e a partire da un classico molto rivisitato dagli psicologi analitici (Neumann, Von Franz, Carotenuto): la favola di Apuleio su “Eros e Psiche”.
Benedetta Rinaldi, procedendo da alcuni casi clinici, focalizza la propria attenzione sul tema della morte quale immagine del processo di trasformazione.
Antonio di Gennaro analizza il discorso sviluppato da Emile Cioran intorno al sonno, alla scrittura e al suicidio intesi come strategie atte a resistere alla malattia “vita”.
Infine Giorgio Mosconi ci offre le sue, come le chiama, variazioni sul tema.
Per quanto riguarda la sezione dedicata alla tecnica analitica Benedetta Rinaldi ha accettato il mio invito a occuparsi di Kernberg.
Particolarmente ricca, in questo numero, è la sezione Viste in cui recensioni di libri (De Paula, Malizia) si alternano a recensioni teatrali (Czako, Giurgola) e musicali (Viceconte). Amedeo Caruso ci offre una visita guidata al cimitero di Père Lachaise e Giorgio Antonelli una fulminea ricognizione di una mostra dedicata alle stampe erotiche giapponesi. Virginia Salles ha voluto che fosse inserito tra le Viste un suo contributo su Ken Wilber, filosofo transpersonale dell’integrazione.
Amedeo Caruso continua la sua esplorazione delle radici psicoanalitiche del cinema italiano d’autore. Questa volta è a colloquio non con un regista ma con una psicoanalista italiana che si è occupata e si occupa di cinema, Simona Argentieri, che qui ringraziamo per la sua disponibilità.
Infine diamo il benvenuto a Daria Filippi, nostra collaboratrice da molti anni, che a partire da questo numero entra a far parte della Segreteria di Redazione del Giornale Storico.
Giorgio Antonelli
Indice
- Editoriale
- Giorgio Antonelli, Morire prima di morire, morire dove regna Amore
- Amedeo Caruso, La morte al lavoro: accostamenti psicoanalitici alla tanatologia cinematografica
- Bruno Callieri, Il Senso e i Sensi del Morire
- Erika Czako, Oltre l’eutanasia: dall’ideologia alla prassi clinica
- Luisa De Paula, Filosofia della morte e arte del morire
- Sergio Sabbatini, La pulsione di morte in psicoanalisi
- Roberto Ruga, Morire: sotto a chi tocca!
- Virginia Salles, La morte che uccide la morte. Ai confini dell’ego, tra oriente e occidente
- Simonetta Putti, Il limite come attrattore di senso
- Antonio Dorella, Halloween. Zucche e streghe, santi e defunti
- Enrico Santori, La Madonna della Vittoria
- Ferdinando Testa, Amore, anima, morte. Le relazioni di Psiche
- Benedetta Rinaldi, Quando morire è impossibile
- Antonio Di Gennaro, Emile Cioran: filosofia del sonno e scrittura della morte
- Giorgio Mosconi, Variazioni sul tema
- Seminario di tecnica analitica
- Viste
- Amedeo Caruso, A colloquio con Simona Argentieri, la psicoanalista “principessa degli schermi delle sue brame” che ha incoronato Freud ad Hollywood