Aldo Carotenuto, Milano, Bompiani, 1997
In questo testo Carotenuto affronta un tema che da sempre suscita angoscia e perplessità: la morte. Soprattutto presso la nostra cultura e nell’epoca attuale, il concetto di morte è stato sempre affiancato da paura e superstizioni, apparendo persecutorio e minaccioso. L’impegno portato avanti da Aldo Carotenuto esorcizza i fantasmi e i diavoli che alla morte si accompagnano, conducendo il lettore attraverso un viaggio sicuramente nuovo e per certi aspetti rivoluzionario. La morte, quell’assenza destinata a durare e al cui cospetto non resta che un inerme silenzio, trova la sua voce in questo saggio dove viene ritratta nei suoi mille volti attraverso un’attenta indagine psicoanalitica che tocca i temi scottanti della nostra epoca: eutanasia, suicidio, solitudine del morente, oblio e perdita di significato dei rituali legati alla celebrazione del lutto. Enigmi dinanzi a cui si vorrebbe cancellare anche il ricordo dell’amato, pur di non dover ammettere che quello che resta è un inspiegabile dolore. Carotenuto sembra rispondere, con provocazione, all’interrogativo sul senso della vita prima ancora che su quello della morte, in ragione del fatto che il “problema veramente cruciale non è chiedersi perché qualcuno si suicida, bensì perché non dovrebbe farlo”. Analizzando le risposte che la religione, la filosofia, la scienza e la psicoanalisi ci offrono, Aldo Carotenuto ci guida proprio laddove lo sguardo della ragione abitualmente si eclissa: davanti al mistero della sofferenza umana.