Aldo Carotenuto, Milano, Raffaello Cortina, 1990
Il testo offre una rilettura in chiave moderna del romanzo che Apuleio scrisse milleottocento anni fa, le Metamorfosi o l’Asino d’oro, e che ancora oggi offre innumerevoli spunti di riflessione in merito al tema della trasformazione psicologica. La difficoltà della vita molto spesso deriva dalla sensazione di non potere opporre alcuna resistenza al monotono fluire degli eventi. Esistono però delle possibilità di risposta all’angoscia che ci afferra quando siamo trascinati lungo una china e non riusciamo a cogliere una sola luce di speranza. Si tratta delle nostre più autentiche modalità d’espressione, come ad esempio la creazione di opere d’arte. Le nostre creazioni rivelano sempre “la mano dell’artista”, soprattutto quando scaturiscono in maniera diretta da un viaggio interiore attraverso l’inconscio. Esiste dunque la possibilità di cogliere tra le maglie di un’opera le tracce di una ricerca dell’individuazione. Il romanzo di Apuleio, riletto da Carotenuto in chiave moderna, è da questo punto di vista emblematico e permette una riflessione non solo intellettuale ma, soprattutto, emotiva.
Estratto
Mentre i personaggi kafkiani rimangono schiacciati dalla colpa, per sempre smarriti in una condizione di gelo e abbandono, perché incapaci di lasciarsi salvare dall’amore che tutto comprende e tutto trasforma, Lucio compie fino in fondo il suo cammino di morte e rinascita.
L’oro che nel titolo è associato alla parola asino riassume questo percorso, un percorso assimilabile alla trasmutazione del piombo in oro, l’oro dei filosofi, il mitico lapis, la pietra filosofale, meta del processo alchemico. Lucio ha scoperto e riscattato la sua animalità, l’ha trasformata in qualcosa di prezioso che gli consente di partecipare ai misteri divini. Trasfigurando la sua natura bestiale, ha congiunto la sua parte ctonia con quella uranica, la carne con lo spirito. Da asino ha infatti portato la sacra effigie della dea, così come Cristo cavalca un asino per entrare in Gerusalemme.
L’oscurità di una materia compromessa dal male viene illuminata e redenta dalla scintilla divina, da quel divino che ciascuno reca nelle profondità del suo essere. Ancor prima della conclusione, l’accostamento dei due poli, l’animale e il divino, svela il significato iniziatico del romanzo. Lucio deve pottare pazientemente la sua divinità, attendendo in silenzio, imprigionato in una pelle animale, che questo divino ancora irrelato illumini e trasformi il suo lato oscuro e inferiore.