Aldo Carotenuto, Milano, Bompiani, 1999
Come in un mosaico, le cui tessere si uniscono a formare un disegno più ampio, questo libro può essere considerato una riflessione sulla vita e sul destino dell’uomo: una risposta personale al dolore e una provocazione all’apparente non-senso dell’esistenza. Allo scadere del millennio, in un’epoca di bilanci e nuovi propositi, Aldo Carotenuto traccia le linee di un progetto esistenziale che dal particolare giunge fino ad una vera e propria cosmogonia dell’anima. Attraverso i “luoghi” letterari, filosofici e psicoanalitici, ma soprattutto attraverso l’enigma degli affetti, si descrive una sorta di viaggio interiore che ricompone l’esistenza umana nelle sue mille domande irrisolte: perché il dolore? Perché la vita? Qual è la meta? L’Autore risponde a questi interrogativi esortando il lettore a una riflessione personale, che fa della memoria e dell’esperienza il centro di un percorso individuativo.
Estratto
I momenti in cui siamo più autentici, paradossalmente sono quelli in cui siamo più “folli”, disancorati dalla realtà: come quando sogniamo. Allora ogni cosa assume un significato più vero, quasi viscerale. L’amore, la morte, la bellezza, il dolore non sono più soltanto metafore di quella vignetta che è la vita quotidiana, con i suoi inutili affanni e falsi dilemmi, ma i nostri amori, la nostra morte, il nostro dolore… È inutile ingannarsi sulle possibilità altruistiche dell’animo umano: comprendiamo il dolore altrui solo quando lo abbiamo vissuto in prima persona. Le immagini di morte che ci rimandano i nostri televisori non ci colpiranno quanto la morte di una persona amata. La Fame di un bambino del Terzo Mondo non sarà mai la nostra fame o quella di nostro figlio. La personalità costituisce un tratto, una bellezza interna, una forza che dà luce al nostro sguardo, una veridicità che ci rende unici. Ma in questo percorso di auto-conoscenza dobbiamo arrenderci all’idea che “l’uomo è misura di tutte le cose” in quanto non esiste comprensione che sia estranea ai propri limiti esperienziali. Conosco nella misura in cui ho vissuto. La riflessione su se stessi è un compito difficilissimo che viene attivato, per alcuni, soltanto in determinate circostanze della vita. È per questo che il viaggio che mi propongo di descrivere ha il limite di una imprescindibile insondabilità: è l’esperienza di un singolo uomo e di come “vede” il mondo.