Tratto da G. Antonelli, Il mare di Ferenczi. La storia, il pensiero, la tecnica di un maestro della psicoanalisi, Di Renzo Editore, Roma, 1997.
In un articolo apparso su The Psychoanalytic Quarterly nel 1947 Felix Deutsch cita lo scritto di Ferenczi Pensiero e innervazione muscolare (1919) sintetizzando nella formula “dimostrabile reciprocità quantitativa” il nesso che lo psicoanalista ungherese aveva rinvenuto tra atti motori e funzionamento psichico. Ferenczi, scrive Deutsch, aveva notato la profonda relazione tra stati resistenziali e rigidità delle parti del corpo. Ciò significa che la risoluzione delle tensioni psichiche può anche essere risolta quando si dissolvono le tensioni del corpo (Deutsch 1947, 196). Molto ferenczianamente, direi, Felix conclude sull’importanza degli indizi offerti all’analista dagli atteggiamenti posturali che il paziente assume in analisi. Si tratta, qui, di un modulo analitico fortemente presente nell’attività clinica e teorica di Ferenczi. Il quale avrebbe senz’altro approvato l’affermazione di Deutsch secondo la quale “il progresso di un’analisi può spesse volte essere giudicato dall’apparire di movimenti minori che possono essere analizzati in relazione a quello che il paziente sta dicendo.” (Ibidem, 212). Sappiamo, a questo riguardo, quanto Ferenczi fosse presente ai movimenti minori dei suoi pazienti e a quelli che egli chiamava i “sintomi transitori”.