Tausk, Deutsch e Freud

Tratto da G. Antonelli, “Sanguanalisi”, in Giornale Storico di Psicologia e Letteratura, 9, Giovanni Fioriti Editore, Roma, 2009

Si suicida Viktor Tausk dopo aver subito il rifiuto di Freud di analizzarlo accompagnato da un, presumibilmente mortificante, dirottamento su Helene Deutsch, che era in analisi con Freud. Il fatto è che la Deutsch, su esplicita richiesta di Freud, dovette cedere le sue ore all’Uomo dei Lupi. Tausk, liquidato da Freud, si trovò dunque al cospetto di una analista (della quale era il primo paziente) che era stata in qualche modo liquidata anche lei da Freud e che in ragione di ciò avrebbe ripiegato, si fa per dire, su Abraham, da lei preferito a Ferenczi con la benedizione di Freud. Dopo tre mesi anche la Deutsch liquida Tausk. Non diversamente da quanto Federn aveva fatto in relazione ai suoi pazienti, Tausk provvede ai due figli nel testamento. La sua ultima volontà e che essi, giudicati entrambi più o meno nevrotici, siano presi in cura (psicoanalitica) da Hitschmann.

Per quali vie sceglie il sangue, se mai può farlo, di accogliere il sangue? Per quali vie il sangue analitico di Tausk è stato dirottato altrove? Una storia analoga vede ancora protagonista Helene Deutsch nei panni di una psicoanalista rifiutante. Il rifiutato è in questo caso una rifiutata, Margaret Mahler, ma stavolta la storia non approda al suicidio, nonostante abbia tutte le carte in regola per ripetere quel disperato ancorché perfetto copione. In principio è Ferenczi: la passione per la psicoanalisi viene trasmessa alla Mahler da Ferenczi. Il quale la incoraggia anche a presentare domanda per un training di formazione presso l’Istituto Psicoanalitico di Vienna. Con chi faccio analisi didattica? gli chiede la Mahler. E Ferenczi risponde: con una donna, con Helene Deutsch. Detto fatto. La Mahler si rivolge alla Deutsch. E questa, poco conciliante, nonché pressata dall’illustra collega, le dice: d’accordo, la prendo in analisi, ma lo faccio al 90 per cento perché è stato Ferenczi a chiedermelo. Un ottimo inizio, non c’è che dire. Prevedibilmente tra le due non si stabilisce un buon rapporto e l’astio nei confronti della potente didatta accompagnerà sempre la Mahler. Che cerca di farsene una ragione. In due modi. Il primo: svalutando l’analisi della Deutsch con Freud. Chi si crede di essere, pensa, questa Helene Deutsch soltanto perché ha fatto qualche mese di analisi con Freud? Va detto che quel qualche mese di analisi con Freud aveva messo la Deutsch sul trono, conferendole un indiscusso prestigio nel milieu psicoanalitico. Al punto che anche la Klein, quando pensa alla sua postuma fama, sarà portata a confrontarsi con la Deutsch e chiedere disperata alla Segal: chi conterà di più in futuro, lei o io? Il secondo modo ripara dalle parti del controtransfert e delle insufficienze controtransferali della Deutsch. La Deutsch, scriverà nelle Memorie Margaret Mahler, deve essersi spaventata delle mie richieste omosessuali nel transfert. Le insufficienti controtransferalità si protraggono per un anno finché la Deutsch emette l’esiziale verdetto: l’analisi è terminata. Perché? chiede disperata la Mahler, temendo per il suo futuro di psicoanalista. Perché lei è inanalizzabile, risponde la rediviva Elena della psicoanalisi. Il giudizio ovviamente mette a rischio il futuro di psicoanalista della Mahler. La quale si rivolge di nuovo a Ferenczi, che le consiglia di riprendere l’analisi con un’altra donna. La Deutsch, dal canto suo, sciorina qualche nome di psicoanalista (uomo) con il quale continuare il lavoro interrotto: Hoffer, Sterba, Edward Bibring. La Mahler, che vuole essere all’altezza del proprio desiderio, disattende Ferenczi e Deutsch e si rivolge, per un’analisi, a August Aichorn, amico di Anna Freud. Aichorn accetta di prenderla per motivi in cui il sangue, il sangue transeunte eppure orma d’eternità, c’entra molto. Accetta di prenderla perché il profilo della Mahler, i suoi modi e l’accento gli ricordano quelli di Anna Freud, di cui, come sappiamo, Aichorn è segretamente innamorato. I tre anni di analisi con Aichorn non sono classici. Sono romantici. Mahler racconta la sua analisi come una fiaba nella quale il principe Aichorn la salva, novella Cenerentola, dalle grinfie della matrigna Deutsch. La relazione analitica si trasforma in una relazione amorosa. Spirato l’incantesimo la Mahler decide di continuare il suo percorso analitico con Willi Hoffer e di fare supervisioni a raggiera: con Anna Freud, i coniugi Bibring, Edward e Grete, Hitschmann e l’olandese Jeanne Lampl-de Groot. Non si suicida Margaret Mahler, evidentemente non desidera uccidere la Deutsch: semplicemente, nel 1933, l’anno in cui muore Ferenczi, diventa psicoanalista.

Ci si suicida, diceva Stekel il segugio, per non uccidere un altro. Sarebbe interessante andare a indagare la questione per ognuno degli psicoanalisti e psicoterapeuti suicidi. Avrebbero tutti desiderato uccidere qualcuno. La bontà della tesi di Stekel è obliquamente comprovata da un sogno di Anna Freud. Si sa che proprio in questo modo inizia l’analisi della figlia col padre, con l’invio epistolare di sogni. Ebbene, in uno dei sogni di Anna, la moglie di Tausk ha affittato un appartamento al Berggasse 20, prossima all’abitazione di Freud (Berggasse 19), per sparargli. Ogni volta che Freud si accosta alla finestra, dall’altra parte la moglie di Tausk incombe minacciosa con la pistola. Anna è terrorizzata. Il sogno di presta a così vari livelli di lettura che appare del tutto disperante fornirne un’interpretazione esaustiva. Mi fermo al livello più evidente. Tausk si suicida il 3 luglio 1919, Anna data il suo sogno 24 luglio 1919. Stando alla tesi di Stekel, il suicidio di Tausk nasconderebbe la sua volontà di uccidere Freud. Si può ragionevolmente supporre che Anna sia al corrente dell’affaire Freud-Deutsch-Tausk. Se non ne era al corrente, in ogni caso, lo era il suo sogno. Tausk dal canto suo nutriva un forte, ma frustrato, attaccamento per Freud e, però, riteneva che Freud avesse qualche tratto paranoico. Una miscela esplosiva, come si può ben capire. Freud dunque teme Tausk e, come ogni paranoico che si rispetti (e si rispetta perché proietta là dove per lo più deve), lo percepisce come un potenziale assassino. La questione trasla alla figlia per vie oniriche. Qui la freudiana Traumdeutung non è in grado di spiegare cosa stia veramente accadendo, ma la junghiana dream analysis lo è. Un figlio può sognare i problemi del genitore. Un figlio dorme in una stanza e un padre dorme in un’altra. La psiche, però, attraversa le pareti. Nella percezione originaria (per noi, mediatamente almeno, quella greca) il thymós (costituente della coscienza) è respiro e anima-sangue. Così riteneva quel Gomperz, al quale Freud doveva la propria conoscenza dell’antica tradizione onirocritica . Il thymós è il vapore (il fumo) che si leva dal sangue appena versato. Dunque il respiro, il vapore, il sangue che si fa veicolo dell’anima, attraversano le pareti. Si chiama anche participation mystique. Quanto al fatto che a vendicare Tausk sia la moglie, ebbene qui non si può non avvertire una identificazione di Anna con la vedova Tausk. Era stato Jekels a sostenere la richiesta di Tausk di essere analizzato da Freud. Ricorda anche Jekels che Freud aveva un’alta opinione del talento analitico di Tausk, ma si rifiutava di volerlo prendere in analisi. A Jekels, che perorava la richiesta di analisi di Tausk, Freud rispose che Tausk voleva ucciderlo. Anche Freud era paranoico? Anche qui sangue contro sangue. A Philipp Sarasin, psicoanalista svizzero che con lui ha fatto analisi nel periodo 1923-1925, Freud fornisce un’altra spiegazione del suo rifiuto di prendere Tausk in analisi. Se lo avesse preso in analisi, dice, sarebbe diventato impossibile pubblicare un qualsiasi lavoro senza che Tausk pensasse di averlo concepito lui per primo.

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Giorgio Antonelli