Rickman se ne sta in silenzio durante le sedute. Perché? Perché Freud in seduta non parlava. Rickman sospettava che durante il suo silenzio Freud dormisse e una volta era giunto anche a dirgli: «Quello di cui parlavo non era molto importante, Herr Professor, quindi può rimettersi a dormire». E, però, Freud in analisi parlava. Lo faceva ad esempio con Kardiner, che racconta anche la storia dell’invito a prendere un tè con Strachey e Rickman i quali erano meravigliati del fatto che Freud, in analisi, parlasse. Lo stile analitico inglese, sentenzia Kardiner, deriva da questo atteggiamento silenzioso di Freud. Come lo sa Kardiner? Dai pazienti di Jones e Rickman che vengono da lui.
Come scrive Etchegoyen “gli analisti freudiani parlano poco”. Una delle ragioni della rottura di Melanie Klein con la psicoanalisi classica, continua Etchegoyen, fu appunto che la Klein non accettava questa norma del silenzio. Se il punto di partenza è l’angoscia del paziente, allora se ne deduce che lo psicoanalista (kleiniano) debba parlare di più. Dal canto loro Anna Freud, annafreudiani, Hartmann e psicologi dell’Io “sono analisti molto silenziosi”. Soprattutto, specifica Etchegoyen, all’inizio del trattamento “la norma generale è di non interpretare asssolutamente nulla”, laddove per un kleiniano potrebbe anche trattarsi di un interpretare assolutamente tutto.
Schede. Il silenzio nel setting analitico