di Graziano Perillo
Nella casa (Dans la maison) è un film diretto da François Ozon nel 2012 e tratto da El chico de la ultima fila di Juan Mayorga. Esso narra la storia di un cinquantenne, Germain, insegnante di letteratura presso un liceo francese, sconfortato sia dalla condizione della scuola che insegue chimerici principi pedagogici, sia dall’atteggiamento apatico e disinteressato degli studenti. Un giovane adolescente, taciturno e isolato, di nome Claude, però, lo colpisce per l’originalità della sua esercitazione di francese nella quale descrive la visita alla casa di Rapha, un suo compagno di classe. Claude ha voluto a tutti i costi entrare in questa casa “borghese”, la cui vita immaginava fino a poco tempo prima, mentre sedeva nel parco di fronte. L’esercitazione termina con un “continua” che lascia presagire un ulteriore capitolo della storia.
Germain eleva Claude ad allievo, gli riconosce il talento dello scrittore, lo esorta, lo consiglia con letture e suggerimenti, lo critica, lo indirizza verso modelli letterari alti: Flaubert, Mann, Dostoevskij. Si crea così una rapporto molto intenso tra i due, fatto di complicità (Germain ruberà il compito di matematica per far in modo che Claude acquisti maggior fiducia presso la famiglia di Rapha come ripetitore di matematica e continui a visitare la casa sotto questo ruolo), di un sottile gioco psicologico di reciproco condizionamento.
La trama narrativa del film si articola in diverse relazioni: l’insegnante e l’alunno, Claude e l’amico Rapha, Germain e la moglie Jeanne, Rapha e la madre Esther, questa e il marito, che si chiama anch’egli Rapha. In realtà, a seconda delle circostanze, in ogni relazioni si insinua un terzo: concreto, tangibile, oppure soltanto desiderato o fantasticato. Nella relazione tra Germain e Claude sono presenti, sotto forma di racconto, Ralpha, Esther, Ralpha padre; nella relazione tra Claude e Ralpha e viceversa, è presente il fantasma di Germain, il desiderio per Esther, Ralpha padre; nella relazione tra Germain e Jeanne è presente Claude e i personaggi messi in scena da quest’ultimo; nella relazione tra Esther e il marito c’è Claude e Ralpha figlio.
Il triangolo attiva l’immaginazione. I sogni, le esplorazioni, gli audaci comportamenti dell’adolescente diventano così per Germain occasione per vivere una mancanza, per recuperare le proprie frustrazioni dietro la convinzione che Claude stia soltanto fingendo, senza accorgersi che egli stesso sta perdendo il confine tra il reale e l’immaginato. Germain sarà preso dal panico per l’assenza di Rapha tra i banchi della classe, dopo aver aver letto del suo suicidio, del tutto inventato, nelle pagine di Claude. Jeanne si scandalizza per ciò che scrive Claude, esorta il marito a porre fine alla situazione, ma allo stesso tempo riflette sulla famiglia di Rapha, sulla condizione psicologica di Esther e del marito, su come potrebbe finire la storia, e coltiva, dietro la facciata moralistica, il desiderio, che confesserà a se stessa e al marito nel finale del film quando si riconosce diversa dalla rinunciataria Esther.
Quest’ultima è anche lei dapprima turbata, poi affascinata dall’adolescente Claude, al quale concede un appassionato bacio, ma non ne gode fino in fondo, preferendo continuare a coltivare un sogno piccolo-borghese, nel quale sopravvive con ansiolitici e scelte convenzionali come quella di dare un altro figlio (Esther confessa al marito di non avergli detto prima della gravidanza perché era indecisa se portarla avanti oppure no) ad un uomo tutto concentrato sul suo bisogno di guadagno e affermazione, che vive la vita secondo i più diffusi luoghi comuni, ma che è incapace di gestire le proprie frustrazioni se non con scatti di ira e distruzione incontrollata.
Una reazione distruttiva avrà anche Rapha figlio, frustrato per la sua mediocre capacità intellettiva, per l’omosessualità vissuta male, per non essere, forse, quel figlio che Rapha padre pensa di avere. Ralpha figlio si vendicherà del professore Germain che lo ha umiliato davanti ai compagni di scuola e si vendicherà del bacio che Claude ha dato alla madre, apparentemente perché ritiene di dover difendere chi del gruppo ha subito un torto, e Rapha figlio è, come egli stesso dichiara, la stessa cosa che Rapha padre.
Dietro l’apparenza si nascondono possibili interpretazioni che arricchiscono la comprensione dei personaggi della storia: la vendetta di Rapha è realmente l’obbedienza ad una convenzione che vuole il castigo per il torto subito, o è la gelosia per la madre, oppure è la gelosia per lo stesso Claude, del quale è innamorato e dal quale sa ormai di non essere ricambiato? Tutte le relazioni sono costituite così da lati di luce e di ombre, espressioni dell’originaria relazione edipica mostrata nelle sue più svariate forme.
Una dimensione erotica, accennata nella piece de théâtre di Mayorga, si impossessa, nella costruzione di Ozon, dei personaggi femminili e adolescenziali e si accosta alla critica del drammaturgo spagnolo ai vuoti cliché dell’attuale borghesia che caratterizzano tutti i personaggi della storia, compreso Claude, il quale in fondo è attratto dalla vita di una comune e media famiglia. Lo spettatore è condotto così verso una dimensione introspettiva costruita su figure apparentemente antitetiche e arricchita con espedienti cinematografici che ricordano Buñuel e Woody Allen. Ma è soprattutto Claude ad essere maggiormente caratterizzato dall’erotismo – voyeuristico, feticistico, seducente, immaginato, omosessuale. Tratti tipici di un adolescente, le cui pulsioni in realtà si ritrovano in tutti i personaggi della storia, compresi coloro che appaiono più distanti dall’eros: Germain che vive attraverso i racconti del ragazzo e Ralpha padre che si ritrova in un locale con “ballerine” per assecondare le voglie di un socio cinese in affari.
La trama narrativa si mantiene così nell’ambiguo, sfumando i contorni tra la dimensione apparente e quella nascosta, e facendo perdere i confini tra la realtà e l’immaginazione. Tra le scene iniziali del film Germain dichiara di aver trascorso l’intera estate a leggere Schopenhauer. Il riferimento serve forse a indirizzare lo spettatore verso la disillusione di Germain nei confronti del mondo, ma potrebbe alludere anche alla prima frase del Mondo come volontà e rappresentazione: Die Welt ist meine Vorstellung (Il mondo è una mia rappresentazione). In questo senso il riferimento a Schopenhauer fa da primo termine di una grande inclusione che termina alla fine del film, quando Germain, senza lavoro e abbandonato dalla moglie, si ritrova con Claude che ha definitivamente lasciato la scuola.
Il mondo è una rappresentazione, che può essere immaginata, narrata, descritta, ma che presenta sempre lati oscuri e ignoti. Germain e Claude si ritrovano fuori casa, senza più una casa, seduti su una panchina a fantasticare e a rappresentarsi la vita nelle case altrui. Germain e Claude si sono riconosciuti al di là dell’età e dei ruoli, e resi liberi dai legami e dalla reciproca manipolazione possono ora immaginare insieme per godere del gioco della narrazione che disfa e ricrea a piacimento.
Il mondo è forse una rappresentazione, ma ciò non ha molta importanza per la gioia di vivere, importante è condividerlo.