Perché l’analisi di Joan Riviere con Jones si dimostra a un certo punto insoddisfacente?
La risposta la si si può ricavare dalla lettera che Jones scrive a Freud il 22 gennaio 1922 nell’imminenza dell’arrivo a Vienna di I. Riviere, lettera nella quale Jones fa un resoconto clinico della sua ex-paziente.
Un caso tipico di isteria, scrive Jones e aggiunge che a causa delle sue reazioni caratteriali non è stato in grado di curarla. Al che si aggiunge la sua inibizione a parlare in pubblico (Jones parla di Angst). La lettera appare di estremo interesse dal momento che Jones non lesina i dettagli della tormentata relazione analitica. Ad esempio scrive di averle prestato la sua residenza di campagna per una settimana. Il che Riviere prende come una dichiarazione d’amore gridando di non essere mai stata rifiutata in precedenza (era stata l’amante, specifica il gentiluomo Jones, di un certo numero di uomini). Da allora la paziente si è dedicata a torturare il suo analista senza mai stancarsi con ingegnosità e considerevole successo (dal momento che era, specifica Jones, una diabolica sadica). Su queste traballanti fondamenta il trattamento analitico è destinato a fallire, il che puntualmente avviene perché Jones non è in grado di padroneggiare il transfert negativo di J. Riviere.
La sola soluzione possibile, conclude Jones, era lasciarla andare. J. Riviere riesce adesso a parlare in pubblico, ma i suoi complessi sono stati risolti solo intellettualmente. Ad esempio soffre di un colossale narcisismo, dietro al quale c’è un padre che si è rifiutato di darle un figlio e una successiva identificazione con lui. Naturalmente (Jones vuole tranquillizzare Freud?) J. Riviere va da Freud con un già pronto grande transfert positivo. Incidentalmente, conclude la lettera Jones, J. Riviere, che comprende la psicoanalisi meglio di qualsiasi altro socio, disprezza tutti noi, in particolar modo le donne.
Ci si può chiedere perché Jones abbia prestato la sua residenza di campagna alla paziente e perché scriva diffusamente su di lei a Freud poco prima che Freud possa vederla nel suo studio. Non basta certo a spiegare tutto ciò la preoccupazione che la causa della psicoanalisi possa perdere una così valente traduttrice (motivo comunque ventilato da Jones).
La prima impressione di Freud su J. Riviere è positiva. Dice di essere contento che Jones non abbia avuto rapporti sessuali con lei (così Freud aveva letto la precedente comunicazione). Trattarla amichevolmente prima del termine dell’analisi, spiega, è stato un errore tecnico.
La risposta di Jones non si fa attendere. Per soddisfare la propria vanità, scrive Jones, J. Riviere ha sempre sostenuto che lui ne era innamorato senza avere l’onestà di confessarlo. “Non è il tipo” continua “che mi attrae eroticamente, nonostante abbia quell’ammirazione per la sua intelligenza che avrei per un uomo.”