Psicoterapia come collaborazione fra narrazioni
Una terapia riuscita è una collaborazione fra narrazioni, una re-visione della storia in una trama più intelligente, più immaginativa, che implichi altresì il senso del mythos in ogni parte della storia.
Sfortunatamente, noi terapeuti siamo troppo poco consapevoli di essere dei cantori… I nostri modi narrativi si limitano a quattro tipi: epico, comico, poliziesco e realistico sociale.
Epico: i casi che mostrano lo sviluppo dell’Io, la sua uscita dall’infanzia, attraverso ostacoli e sconfitte: l’epopea eroica.
Comico: i racconti di grovigli, di identità scambiate e sessi incerti…sfociano nel lieto fine dell’adattamento.
Poliziesco: è tutto uno smascherare trame nascoste attraverso indizi e crisi…
Realistico sociale: descrizioni dettagliate e fedeli di circostanze minute. La famiglia che è una disgrazia, le condizioni ambientali che sono un’altra disgrazia.
Psicoterapia come fare anima
Se la psicoterapia vuol comprendere dal di dentro l’anima che sogna, è meglio che si volga alla “logica teatrale”. Quello dell’immaginazione e di come svilupparla è forse un problema religioso, perché l’immaginazione acquista realtà soltanto se ci si crede.
Il lavoro del fare anima si preoccupa essenzialmente di evocare la fede psicologica… la fede nella realtà dell’anima…La fede psicologica comincia nell’amore delle immagini e fluisce soprattutto attraverso le forme delle persone presenti nelle fantasticherie, nelle fantasie, nelle riflessioni e immaginazioni.
Anima è il ponte che ci conduce sua oltre il fiume tra gli alberi, sia nella melma e nelle sabbie mobili, rendendo ciò che è noto sempre più ignoto.
La coscienza animica non solo relativizza la coscienza egoica, ma relativizza anche l’idea stessa di coscienza. E allora non è più chiaro quando siamo psicologicamente consci e quando inconsci…
Perciò l’Io tende a considerare sfuggente, capricciosa, oscillante la coscienza animica.
Psicoterapia come servizio dell’anima
La parola greca “therapeia” rimanda all’idea dell’accudire…Il terapeuta è dunque colui che porta e che accudisce, come fa il servitore. È inoltre colui al quale appoggiarsi, aggrapparsi, chiedere sostegno, giacché “dher” è anche la radice di thronos, “trono, seggio, sedia”.
Cogliamo in questa etimologia una delle radici della relazione analitica. La sedia dell’analista è davvero un trono possente, che costella la dipendenza e proiezioni numinose. Ma anche l’analizzando ha la sua sedia e nell’analista ha il suo servitore e insieme il suo sostegno. L’uno e l’altro sono emotivamente coinvolti nel rapporto e la dipendenza è reciproca.