Adattato da: Giorgio Antonelli, Il mare di Ferenczi. La storia, il pensiero, la vita di un maestro della psicoanalisi, Roma, Di Renzo Editore, 1996
Il concetto di doppio legame sembra concettualmente già presente in Ferenczi sia nelle specie della “trappola” tesa al bambino dai propri genitori, sia in quella della “confusione delle lingue”.
Sabourin, come s’è visto, la mette in specifica relazione col concetto ferencziano di “co-subordinazione reciproca”.
Al mentire che caratterizza l’adulto si legano sia la dipendenza del bambino sia la sua alta considerazione dell’adulto.
Sono gli adulti, dimentichi della proprio essere stati un tempo bambini, a spingere il bambino a mentire.
Un effetto da doppio legame in nuce è già ravvisabile nella necessità in cui si trova il bambino di negare le proprie percezioni (e dunque mentire a sé e al mondo) per mantenere la relazione con l’adulto da cui dipende.
Sia nella teorizzazione ferencziana sia in quella di Bateson e colleghi e dei loro continuatori (Watzlawick, Beavin, Jackson, Haley etc.) occorre, per far impazzire l’altro, che il doppio legame venga ripetuto più volte. Analogamente, in analisi, Ferenczi parlerà di “catarsi frazionata” e della necessaria ripetizione del trauma.
Va dato atto a Pierre Sabourin di aver per tempo sottolineata l’analogia tra il concetto di confusione dei livelli comunicativi (di contenuto e analogici, ovvero sintagmatici e paradigmatici) volta al mantenimento dell’omeostasi familiare (ovvero dell’equilibrio di questa sorta di falso Sé familiare) e i meccanismi descritti da Ferenczi .