Dalle Lettere di Donald Winnicott

Dalla lettera inviata alla sorella Violet il 15 novembre 1919: Cristo è stato uno psicoterapeuta di primo piano.

Dalla lettera inviata a Ella Sharpe il 13 novembre 1946: In realtà, non sono certo di trovarmi d’accordo con lei sulla psicoanalisi vista come un’arte.

Dalla lettera inviata a Ernest Jones il 22 luglio 1952: Non ho timore di dire che Shakespeare ne sapeva quanto uno psicoanalista…

Dalla lettera inviata a Melanie Klein il 17 novembre 1952: Se lei pone come condizione che, in futuro, si possa usare solo il suo linguaggio per riformulare anche le scoperte degli altri, in questo caso esso sarà presto una lingua morta, come è già accaduto nella Società.”

(vedi anche Winnicott e Melanie Klein)

Dalla lettera inviata a Anna Freud il 18 marzo 1954: io ho un modo irritante di dire le cose con un mio proprio linguaggio, invece di imparare tutti i termini propri della metapsicologia psicoanalitica.

Dalla lettera inviata a Michael Fordham l’11 giugno 1954: Io rimando molto spesso la lettura di ciò che si avvicina alla mia materia, per via della lieve deformazione che produce sullo sviluppo di idee originali.

Dalla lettera inviata a Joan Riviere il 3 febbraio 1956: Il mio problema quando comincio a parlare con Melanie circa la sua teorizzazione della prima infanzia, è che mi sento come uno che parla di colori con un daltonico. Lei sostiene semplicemente di non aver dimenticato la madre e il ruolo che essa gioca, ma in realtà trovo che non ha dato alcuna prova di comprendere il ruolo che ha la madre proprio all’inizio.

Dalla lettera inviata a John O. Wisdom il 26 ottobre 1964: Bion usa il termine reverie per esprimere quell’idea che io ho espressa nel modo complesso che essa merita: che cioè il bambino è pronto a creare qualcosa e che, quando le cure materne sono sufficientemente buone, la madre fa sapere al bambino ciò che sta per essere creato…

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