C.G.Jung, The Psychology of Kundalini Yoga. Notes of the seminar given in 1932 by C.G.Jung

edited by Sonu Shamdasani, London, Routledge, 1996 – Il testo riproduce quello pubblicato privatamente a cura di Mary Foote (corretto da Jung) nel 1933. In forma abbreviata e senza note il seminario è apparso su Spring (1975 e 1976). (Ed. it. Bollati Boringhieri, 2004)

Nel corso delle sue conferenze seminariali Jung prende in considerazione, dal punto di vista psicologico e in direzione ascendente (a imitazione del movimento della Kundalini, il serpente energia), i sei chakra Muladhara, Svadhisthana, Manipura, Anahata, Visuddha, Ajña. In realtà i chakra sono sette, ma il settimo chakra, Sahasrara, si trova fuori del corpo e non è suscettibile, secondo Jung, di essere raccontato sub specie psychologica.

In altri termini di Sahasrara non si dà immagine e, dunque, in ottemperanza a un postulato cui Jung ha sempre tenuto fede (e cioè che non esiste esperienza senza immagine), Sahasrara è inutilizzabile, o almeno lo è per l’uomo occidentale.

In altri termini ancora, sapere che non c’è Dio, che non c’è oggetto, che tutto non è altro che brahman, che non c’è esperienza perché non c’è un secondo, ma soltanto l’uno, soltanto nirvana, non serve all’uomo occidentale. Ciò implica che Jung guarda all’uomo occidentale come a un uomo psicologico, un uomo per il quale valgono l’equazione “realtà = psiche” e il suo rovescio “psiche = realtà”.

Un punto di vista possibile dal quale leggere il seminario sul Kundalini Yoga è quello di considerarlo alla stregua di un discorso, in parte, sull’immaginazione attiva e, corrispettivamente, su un possibile modo di considerare il farsi della psiche, il suo itinerare, che è poi l’itinerare della Kundalini, il serpente che dorme nel chakra inferiore (muladhara) e che, quale manifestazione dell’energia primordiale (Shakti), si muove in direzione della coniunctio con Siva.

Il punto è: come si attiva Kundalini? Jung parla d’una via analitica preparatoria al risveglio della Kundalini. Si tratta di far pervenire il paziente alla consapevolezza dell’autonomia dell’inconscio. Allo stesso modo in cui, nella pratica del Kundalini yoga, deve essere purificata la mente, così anche in analisi occorre acquisire “oggettività perfetta”, espressione con la quale Jung intende la conquistata possibilità di ammettere che qualcosa si muove nella mente indipendentemente dalla volontà.

A questo serve il movimento riduttivo dell’analisi, il primo movimento dell’analisi cioè (la psicoanalisi, in altri termini). Si tratta in un primo tempo di analizzare atteggiamenti, sciogliere resistenze, inibizioni e impurità. Il secondo tempo dell’analisi (ovvero quello che trascende l’aspetto più propriamente personale) consiste nell’accompagnamento della Kundalini.

Col che Jung dà ad intendere che il trattamento più specificamente junghiano (e alla luce del quale Freud viene di fatto trasceso) corrisponde, metaforicamente, al muoversi della Kundalini in direzione di Siva.

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Giorgio Antonelli